Il 22 aprile tutto il mondo celebra l’Earth Day.
Da 52 anni milioni di persone promuovono manifestazioni al fine di mobilitare le masse alla prevenzione e alla tutela della Terra.
Sono tanti i personaggi famosi e le associazioni che si occupano della questione e che cercano di trovare delle soluzioni concrete per porre fine al deterioramento del pianeta che, a causa della bramosia umana, rischia di trovarsi di fronte ad un futuro incerto.
Non mancano manifestazioni e appelli che si propongono di allarmare i governi e i cittadini, ma i risultati ad oggi sono ancora notevolmente scarsi.
Le questioni irrisolte sono numerose, tra queste l’inquinamento degli oceani che rappresenta solo una delle tante criticità che coinvolge l’essere umano e in generale l’intera biodiversità.
Se la questione delle acque del Pianeta è critica, le attuali conoscenze scientifiche di cui disponiamo, ci permettono di considerare che le attività umane hanno e stanno avendo effetti deleteri sul sistema Terra.
In sintesi, abbiamo le soluzioni per per pensare a idee di sviluppo innovative e più garantiste nei confronti del Pianeta, ma sappiamo anche che la maggior parte dei governi mondiali non ha alcuna intenzione effettiva di cambiare rotto nel breve periodo, prolungando costantemente l’evoluzione di questa crisi.
Un esempio ormai noto a tutti, è quello del Brasile del Presidente Bolsonaro, che contribuisce ogni giorno a incrementare la deforestazione in Amazzonia. Lo conferma il fatto che dalla sua “ascesa al potere” la deforestazione dell’ Amazzonia in Brasile è aumentata del 75%.
Ma la situazione è peggiore di quanto si immagini, oltre alla distruzione del “polmone della Terra”, si assiste alla repressione dei popoli indigeni che combattono ogni giorno per salvaguardare quel che resta della foresta amazzonica.

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