La pubblicazione “globalista” americana The New York Times rileva che “la lotta tra democrazia e autocrazia si svolge non solo in Ucraina”, ma anche in tutta Europa.
La vittoria di Aleksandr Vučić alle elezioni presidenziali in Serbia, così come la vittoria di Viktor Orban in Ungheria, sono la prova della vittoria, secondo il giornalista David Leonhardt, dei nemici della democrazia. L’autore sottolinea che il prossimo “terremoto geopolitico” potrebbe verificarsi in Francia, dove oggi 10 aprile 2022 si sta tenendo il primo turno delle elezioni presidenziali.
Francia
Un importante campo di battaglia del “globalismo” e del “continentalismo” in Europa è la Francia. Oggi si sta svolgendo il primo turno delle elezioni presidenziali; e, nonostante Emmanuel Macron e Le Pen siano nuovamente ai primi posti, il contesto di ciò che sta accadendo è diverso dal 2017.
In primo luogo, il conservatore e pubblicista di destra Eric Zemmour, che è letteralmente diventato il “cigno nero” della scena politica francese, ha avuto un’influenza significativa che ha causato lo spostamento politico della “finestra di Overton”. Grazie a lui; il tema dell’”immigrazione”, la “Grande Sostituzione”, la politica antifrancese del presidente in carica Emmanuel Macron, il tema dell’identità è tornato ad essere in primo piano. I suoi rivali sulla fascia destra, sia Le Pen (che ha notevolmente ammorbidito l’agenda di destra dal 2017) che il repubblicano Pekress, hanno dovuto tenere il passo con il loro serio rivale. Si può anche notare che, sotto l’influenza di Zemmour, Macron, Le Pen e Pekress hanno svoltato a destra.
Le Pen ha prestato molta attenzione al tema della sicurezza nei suoi slogan. Pekress ha iniziato a costruire la sua campagna sulla retorica anti-islamista (sebbene i sostenitori di Zemmour dubitassero della sua sincerità, indagando anche sui possibili legami con gli islamisti). Anche Macron, che viene chiamato il “camaleonte politico”, ha ripreso a tornare sul tema della sicurezza.
I “fallimenti” di Macron
In secondo luogo, nel 2022 Macron è un candidato con una “reputazione offuscata”. Complice anche una serie di scandali; la vendita della società di costruzione di macchine Alstom alla società americana General Electric, il coinvolgimento della società americana McKinsey per una società di consulenza sanitaria. Non dimentichiamoci l’indagine di alto profilo su corruzione e riciclaggio di denaro dell’ex uomo di fiducia del presidente Macron, Alexandre Benalla. Più una discussione piuttosto assurda sul sesso della moglie di Macron (un certo numero di pubblicazioni sosteneva che fosse transgender). A ciò si aggiungono una serie di fallimenti di politica economica di Macron (e le successive proteste su larga scala sia dei sindacati che dei gilet gialli); una crisi della sicurezza, problemi di salute (crolli pandemici che hanno messo in luce la debolezza e l’incapacità del sistema sanitario francese), e anche in connessione con il conflitto in Ucraina, l’incapacità del presidente di agire da “operatore di pace”.
Anche i fallimenti in Africa hanno colpito in modo significativo la reputazione di Macron. L’ingresso fiducioso nella sfera di influenza russa della Repubblica Centrafricana. Il conflitto con la leadership del Mali e la conseguente espulsione delle truppe francesi, sostituite da specialisti russi. Oltre alla Russia, la Turchia sta entrando nell’Africa occidentale; una regione di tradizionale influenza francese, cercando di avvicinarsi al Niger, un paese che Parigi (dopo aver lasciato il Mali) considera fondamentale per mantenere l’influenza nel Sahel. Il Niger è anche la principale fonte di uranio per l’industria nucleare francese. Macron ha promesso nel 2017 che avrebbe riavviato le relazioni con l’Africa. Ora è accusato di neocolonialismo, nei paesi africani si stanno svolgendo manifestazioni contro la guerra. I militari sono saliti al potere in Mali, Guinea e Burkina Faso, sostenendo la sovranità dei loro paesi.
Come ha influito la crisi ucraina
La crisi ucraina, nonostante abbia temporaneamente legittimato Macron, gli ha inferto un duro colpo alla lunga; perché è stato Macron a parlare più volte prima dell’inizio dell’escalation con la tesi di essere riuscito a prevenire l’offensiva russa contro l’Ucraina. Il discorso fortemente mutato, in cui, dopo l’avvio dell’Operazione Militare Speciale della Federazione Russa, si era già chiaramente manifestata la posizione globalista con il sostegno della Francia all’Ucraina (compreso quella militare), nonché la dura politica sanzionatoria nei confronti della Federazione Russa. Ritornato sulla scia della politica globalista filoamericana, il Paese ha cominciato a subirne le conseguenze. Un aumento dei prezzi delle risorse energetiche, delle materie prime, del grano, dei fertilizzanti, dei mangimi, ecc. Tutto questo ha già cominciato a colpire la Francia, ed è particolarmente evidente alla maggioranza nella “periferia” francese. Ed è questa “Francia periferica” che sostiene la Le Pen.
E solo un paio di mesi fa sembrava che la realtà politica francese si stesse nuovamente trasformando in un classico confronto tra destra e sinistra. Tuttavia, quando l’instabilità è arrivata nella regione, questa incredibile nuova scissione ibrida (anti-globalisti/globalisti) si è rivelata di nuovo; e le elezioni sono diventate un campo di battaglia per le persone e le élites.
Le elezioni in tre paesi europei, ovviamente, non riflettono il mitico confronto tra “democrazia” e “autocrazia”. Piuttosto, sottolineano che anche di fronte alla crescente pressione del nucleo anglosassone dell’Occidente, i tentativi di sopprimere tutte le forze sovraniste e populiste come presunti “complici della Russia” hanno avuto scarso successo. La guerra che di fatto l’Occidente ha dichiarato alla Russia non si attenua, ma in una certa misura ne esacerba le contraddizioni interne. In questo contesto, nuove forze sovraniste e populiste stanno emergendo e stanno facendo progressi. I leader collaudati con politiche pragmatiche si sentono sicuri di fronte alle turbolenze regionali e globali. Le posizioni delle forze anti-globalizzazione si rafforzano, mentre i liberali non riuscendo a trovare una risposta adeguata alle nuove sfide, la esprimono nel discorso propagandistico “autoritarismo contro democrazia”, il quale non ha nulla a che vedere con la realtà.
Katehon, Geopolitica.ru
Traduzione di Alessandro Napoli per Comedonchisciotte
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