Un padre di famiglia che guadagna 27 mila euro l’anno paga il 27% del suo reddito, un professionista che percepisce sino a 65mila euro l’anno paga il 15% del suo reddito, mentre le multinazionali del web su 2,4 mld incassati hanno versato all’erario italiano solo il 2.7% del fatturato.
E’ infatti pari a 64 milioni di euro l’importo versato dalle web companies al fisco per l’anno di imposta 2018, in crescita rispetto ai 59 mln dell’anno precedente, più 39 milioni in sanzioni. Gli utili prodotti in Italia dalle multinazionali corrispondono solo allo 0.2% del totale, ovvero 110 miliardi di euro per una media di 15 milioni al giorno e un giro di affari di 850 mld annui, secondo le cifre fornite dal report di Mediobanca sui giganti del web. Operano sul territorio nazionale ma hanno la propria sede legale nei paesi a “fiscalità privilegiata” ovvero nei paradisi fiscali. Così le web society riescono ad aggirare il fisco. Gli americani preferivano il Delaware – che presto cesserà di essere un paradiso fiscale, mentre i cinesi le Isole Cayman.
Attraverso cash pooling e tesoreria accentrata, le branch italiane di Amazon, Booking, Microsoft trasferiscono alla loro sede centrale l’84% degli utili, mentre sul territorio nazionale resta solo il 14% della liquidità. Secondo il report di Mediobanca, che ha preso in considerazione 15 società, sono state complessivamente versati 64 milioni di euro a cui si devono aggiungere 12,5 milioni di Apple, non inclusa nel campione.
Chi ha versato e quanto
-Amazon ha pagato 6 mln,
-Microsoft 16,5 mln,
-Alibaba 20 mila euro
Grazie a questa pianificazione fiscale, le web soft hanno risparmiato in 4 anni 49 miliardi, così distribuiti nei dettagli nel periodo 2014-18:
-Microsoft 16,5 mld.
-Alphabet 11,6 mld
-Facebook 6,3 mld
In media l’aliquota fiscale versata si attesta al 14,1% mentre quella effettiva al 18,1%, mentre in Usa le tasse si pagano al 22,5%, in Cina al 25%, in Germania al 29% e in Giappone al 31%.
Fonte: Sputnik Italia
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