Di Pasquale Cicalese
Tratto da: L’Antidiplomatico
E’ il tema del giorno. Non riesco a capire il contendere. C’è chi afferma che il Superbonus edilizio, essendo diretto, non passa dalle intermediazioni politiche e buroocratiche, facendoci come al solito la cresta.
Ci sono altri che affermano che, essendo moneta fiscale, passa dallo Stato e non dalla Bce e dalla Banca d’Italia, per questo avversato da Draghi. Incontro oggi un professionista del settore, cerco di capire da lui l’uscita del Presidente del Consiglio di ieri che afferma che non ci sono controlli. Ecco cosa dice: “Dopo aver tuonato più volte, Giove Draghi scaglia un fulmine sui bonus dell’edilizia ed ora litigano. In realtà lo sapeva bene e fin dall’inizio che le cose stavano così, avrà ritenuto che la tenuta del Governo fosse primaria rispetto a miliardi di euro andati in fumo. Ora parla di “distorsioni” usando termine assai gradito per descrivere i malfunzionamenti del mercato; che tutto ciò fosse congenito, non ha il coraggio di dirlo nessuno. L’avrebbe capito anche un bambino che ci sarebbe stato un rincaro enorme delle materie prime ora aggravato ulteriormente dall’incremento del costo dell’energia. Il gioco ha retto fino a poco fa; moltissimi professionisti del settore hanno ripreso a lavorare come non succedeva da anni ed i cittadini non cacciavano un euro.
Oggi invece col Decreto sostegni ter è diventato impossibile cedere il credito d’imposta, molte banche ne hanno bloccato l’acquisizione perché a causa del decreto non possono cederlo ulteriormente ed hanno raggiunto da tempo il loro tetto massimo di credito d’imposta proprio”. Cerco di ottenere da lui più informazioni al riguardo e gli domando cosa potrebbe succedere ora.
La sua risposta: “la motivazione è plausibile: frenare le frodi connaturate ad una plurima cessione di credito che, amplificata, impedirebbe la ricostruzione della realtà dei fatti. Nobile intento ma ora a pagarne le spese saranno migliaia di professionisti del settore. Molte piccole imprese hanno già ricevuto il credito nel cassetto fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate ma ora resta bloccato per i motivi suddetti.
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A questo si aggiungano quelle imprese prive di liquidità (la maggior parte) che hanno ottenuto dei prestiti ponte dalle banche stesse (la garanzia era basata proprio sull’acquisizione futura del credito) e che ora si ritroveranno anche con i debiti da estinguere. È paradossale che la pezza appaia quasi più maldestra della misura in sé. Se molte di queste imprese saranno costrette a chiudere i battenti tutte le maestranze resteranno disoccupate di colpo (una buona parte ritornerà a lavorare in nero nel frattempo). Voglio essere più esplicativo sugli effetti ex post e vorrei farlo su due fronti: quello individuale e quello collettivo. Mettiamoci nei panni del proprietario di un’unica casa e che necessita di effettuare una ristrutturazione.
Fino a ieri sarebbe andato alla ricerca di un’impresa che gli garantisse di poter accedere ai bonus in modo da non cacciare un euro, oggi dovrebbe rimandare qualunque attività perché i costi sono più che raddoppiati. Ergo, finite le attività in corso, si riblocca tutto. Anche perché sappiamo bene che, come sempre, i prezzi delle materie prime non scenderanno rapidamente.
Ora invece mettiamoci nei panni del cittadino italiano che vedrà sparire dal conto disponibilità (la liquidità generale dello stato) miliardi e miliardi di euro nei prossimi anni. In linea teorica, nei piani di questa classe dirigente, il PNRR dovrebbe compensare tutto ciò. Nei fatti, il rischio concreto è che verranno avvantaggiati gli stessi grandi gruppi che hanno già tratto giovamenti dai bonus edilizi. Il cittadino italiano verrà privato di servizi per ulteriore contrazione della spesa pubblica e al tempo stesso non avrà le risorse per vivere in una casa migliore. Nel frattempo i grandi manager disporranno di maggiore liquidità da investire (dove? Nei mercati finanziari?) Come direbbe Gaber: due miserie in un corpo solo”.
Che dire, grandi affari per i soliti e massacro per i piccoli. Sto Paese non cambia da decenni.
Tratto da: L’Antidiplomatico