“Nell’epoca in cui il Ministro dell’Interno è una donna, e alla vigilia della Giornata contro la Violenza sulle donne, vengo lasciata sola, anche nel mio impegno contro la criminalità e la Mafia che mi vede tutt’oggi in prima linea nella sensibilizzazione pubblica a sostegno della legalità e della giustizia perché, l’ho dichiarato più volte, mi sento una donna dello Stato piuttosto che vittima della Mafia”. E’ questa la denuncia della testimone di giustizia Valerio Grasso che da oggi non è più sotto scorta. “E proprio quello Stato che ha ispirato il mio senso civico, con una condotta torbida, – ha scritto in una nota – immotivata ed incomprensibile, sta lasciando a rischio me e i miei figli, di cui una è ancora minorenne. Mi appello al Capo dello Stato e a tutte le autorità”. “Il mio sgomento – ha spiegato – nasce anche dal fatto che, solo per citare l’ultimo degli episodi inquietanti che ho vissuto, il 6 giugno 2019 il mio compagno, titolare di una nota trattoria a Trastevere da oltre 20 anni, ha trovato una busta di plastica con un piccione morto sull’albero dove è posta l’insegna del locale, promessa di morte tipica della mafia”.
La palermitana Valeria Grasso è diventata testimone di giustizia in quanto si è ribellata al pizzo, facendo arrestare membri della famiglia Madonia. Era sotto tutela con il IV livello di rischio, giù di per sè insufficiente tenuto conto della gravita’ delle minacce che ha subito. Questo servizio di protezione nella capitale dove vive, e’ stato sospeso dal 23 novembre prossimo senza alcuna reale motivazione e senza le sia stato notificato alcun provvedimento. “Il comandante del nucleo Scorte, colonnello Luca Nuzzo, il 20 novembre scorso mi ha informata verbalmente della sospensione della misura di protezione personale a Roma, – ha continuato la testimone di giustizia – salvo confermarmi il dispositivo su Palermo considerata ‘a rischio’, dopo che, solo il 12 marzo 2019, mi era stata confermata dal Prefetto di Roma Paola Basilone”. Nella comunicazione scritta dal Prefetto si è sottolineato che “su proposta della scrivente, l’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale ha determinato che nei confronti della S.V. venga assicurata una misura di protezione personale con validità su tutto il territorio nazionale”.
“Ritengo che il provvedimento di revoca della protezione alla Signora Grasso sia illegittimo per assoluta carenza dei presupposti di legalità. – ha spiegato il legale della testimone di giustizia, Ezio Bonanni – Abbiamo appreso solo verbalmente questa decisione e, per tali motivi, abbiamo chiesto l’accesso agli atti lamentando la violazione del diritto alla partecipazione al procedimento amministrativo e chiedendo copia dell’atto finale con le relative motivazioni, il tutto dovuto per legge”.
Il legale difensore della Grasso ha annunciato che “inizieremo al più presto un’azione legale a carico dello Stato, non sono dal punto di vista amministrativo, ma anche per capire ed identificare le responsabilità in tutte le sedi”.
Di Antimafiaduemila