“L’inverno in Europa rischia di essere critico per l’approvvigionamento di energia. Non penso che ci saranno problemi nel reperire il gas, ma ci costerà più caro, anche perché le scelte che sono state fatte in passato hanno pesato molto sull’offerta”. Ad affermarlo in un’intervista a ‘La Repubblica’ è l’ad di Eni, Claudio Descalzi sottolineando la necessità che l’Europa si doti “di quello che oggi non ha, ossia un piano di sicurezza energetica strutturato e a lungo termine”. L’Italia, rileva, “importa il 92% della sua energia, l’Ue importa praticamente tutto il gas che consuma e buona parte del petrolio. Dunque è strutturalmente dipendente da fonti estere. Ma oggi, di fronte a forniture che arrivano prevalentemente da Est, ossia dalla Russia, o da Nord, cioè dalla Norvegia, la grande opportunità è quella di rivolgersi verso Sud, all’Africa”. Per Descalzi “si tratta di guardare anche al futuro. Non si tratta solo di fare politica energetica, ma politica, anzi geopolitica in senso più ampio, perché bisogna prima di tutto dotare l’Africa di infrastrutture per produrre energia, darla in primo luogo alle popolazioni locali e poi esportare quella che non viene utilizzata là. È quello che Eni sta facendo ad esempio in Nigeria, Congo, Ghana ed Egitto, dando gas al sistema locale. In Africa ci sono 650 milioni di persone che non hanno accesso all’elettricità. Portarla a loro significa una grande opportunità di sviluppo e benessere e la creazione di legami che aiutano anche noi europei. Ma, lo ripeto, è un progetto che deve avere come minimo una dimensione nazionale o meglio ancora sovranazionale; una società come la nostra da sola non basta”.
“Negli ultimi otto anni siamo diventati sempre di più una società tecnologica, che cerca di crearsi in casa le soluzioni di cui ha bisogno. Questo ci permette di avere da una parte soluzioni studiate su misura per le nostre esigenze e dall’altra dà una forte motivazione alle persone che in azienda fanno ricerche sulle tecnologie e poi le applicano ai nostri problemi concreti. In questo modo si riducono anche i tempi di accesso al mercato”. Ad affermarlo, in un’intervista a ‘La Repubblica’, è l’ad di Eni, Claudio Descalzi. Questa scelta di diventare una società tecnologica, spiega, “è in qualche modo obbligata perché ci permette di essere flessibili di fronte a un mondo che cambia rapidamente e di cambiare anche noi non solo in superficie, ma in profondità. Detto questo, bisogna sempre avere un mix di tecnologie a disposizione e su cui si lavora, guardando al breve, al medio e al lungo termine”. Poi, aggiunge, “in alcuni casi ci possono essere delle innovazioni che fanno fare un sostanziale passo in avanti, come quella che abbiamo appena realizzato con il Mit di Boston sulla fusione a contenimento magnetico. Dopo tanti anni di esperimenti in tutto il mondo, attraverso la start up americana di cui siamo maggiori azionisti abbiamo realizzato il primo test su di un magnete a superconduttori ad alta temperatura in grado di creare un campo magnetico che potrà confinare il processo di fusione. Processo analogo a quello che avviene nelle stelle e a più di 100 milioni di gradi e quindi in grado di permettere la realizzazione di un bilancio positivo tra energia utilizzata e quella prodotta. La road map prevede nel 2025 la realizzazione del primo prototipo di mini impianto e nel 2030 il primo impianto industriale di questa tecnologia in grado di immettere energia netta in rete. Con questo approccio industriale i tempi potranno essere notevolmente ridotti rispetto ad un approccio convenzionale”, sottolinea l’ad di Eni.
NUCLEARE: DESCALZI, ‘IN ITALIA DIFFICILE PENSARCI, FOCALIZZARSI SU TECNOLOGIE IN CUI ABBIAMO PIU’ COMPETENZA’
“Come Eni abbiamo smesso di fare nucleare quarant’anni fa e in questo periodo, dopo che il Paese si era espresso chiaramente sugli indirizzi da prendere, molte competenze nel settore si sono esaurite, mentre ne sono nate in altri settori. Insomma, mi sembra molto difficile pensare al nucleare, sebbene di quarta generazione, in un Paese come il nostro dove anche per mettere un impianto a pannelli solari si fatica; penso piuttosto che dovremmo focalizzarci sulle tecnologie in cui abbiamo acquisito più competenza.
Tratto da: Affaritaliani.it