I magistrati spagnoli che indagano sulle attività economiche e finanziarie dell’ex re Juan Carlos (in foto) sospettano che il padre dell’attuale monarca Felipe VI possa aver commesso quattro reati. Lo riporta il quotidiano spagnolo El Mundo, sostenendo di aver avuto accesso a documenti inviati dalla procura della Corte Suprema a colleghi svizzeri che, a loro volta, stanno indagando su Juan Carlos.
In queste carte, gli inquirenti affermano che l’ex re potrebbe aver accumulato patrimoni facendosi pagare “commissioni ed altre prestazioni di carattere simile” per aver agito come “intermediario in affari imprenditoriali internazionali”, attività con le quali potrebbe aver commesso reati di “riciclo di denaro, contro il Tesoro pubblico, corruzione e traffico di influenze illecite”; inoltre, chiedono alle autorità svizzere informazioni sui conti bancari in quel Paese legati a persone vicine a Juan Carlos.
Oltre un anno fa, l’ex re ha lasciato la Spagna, inseguito da notizie e indiscrezioni su sue presunte attività illecite. Ora vive negli Emirati Arabi Uniti. Nei mesi successivi alla partenza, Juan Carlos ha restituito al fisco iberico circa 5 milioni di euro per patrimoni non dichiarati in precedenza.
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Nell’articolo El Mundo spiega che l’inchiesta su sue presunte attività illecite proseguono, ma al momento l’ex monarca non è iscritto sul registro degli indagati. Dopo che la notizia di El Mundo è stata ripresa da quasi tutti i principali media spagnoli, la Procura Generale ha emesso un comunicato, distribuito alla stampa locale, in cui ricorda che quanto sostenuto dai pm nella rogatoria rivolta ai colleghi svizzeri non rappresenta “una risoluzione, una richiesta di rinvio a giudizio o una conclusione delle indagini”. Secondo quanto aggiunto nella nota, vi è invece contenuto un elenco dettagliato degli “indizi di reato disponibili” riguardo ai fatti su cui si indaga, un requisito necessario per giustificare la richiesta di informazioni ad autorità di altri Paesi.
“E’ evidente che sarà proprio il contenuto della risposta che l’autorità interpellata darà alla corrispondente commissione rogatoria che consentirà al pubblico ministero di confermare o scartare tali indizi, o anche aprire altre vie di indagine”, conclude il comunicato.
Ovviamente, dopo lo scoop, in Spagna sono esplose le prime reazioni politiche.
“Stiamo ricevendo notizie preoccupanti”, ha commentato, in risposta alle domande di cronisti spagnoli, il ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska. “Lasciamo che la procura agisca e adotti le misure che consideri necessarie e opportune”, ha aggiunto. Podemos, uno dei partiti che fanno parte del governo di centrosinistra spagnolo, ha pubblicato su Twitter un messaggio in cui afferma che l’istituzione che rappresenta la leadership dello Stato è motivo di “vergogna internazionale”.
Tratto da: Antimafiaduemila
Foto: © Imagoeconomica
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