In Colombia negli ultimi giorni si sono tenute nuove manifestazioni convocate dai principali sindacati contro l’incessante violenza e le uccisioni di leader sociali e delle comunità. I sindacati accusano di inazione il governo del presidente neoliberale Ivan Duque anche di fronte alle incessanti uccisioni di ex membri delle Farc che hanno aderito al processo di pace. “Il governo nazionale non fa nulla di fronte alle 67 stragi, alla reiterazione dell’assassinio di dirigenti e leader sociali avvenuti quest’anno e allo sterminio di 283 ex combattenti delle Farc che hanno firmato la pace alla ricerca di una soluzione al conflitto sociale e armata”, hanno affermato membri del Comitato dello sciopero (Cnp). La più alta concentrazione, anche se non paragonabile a quelle delle proteste iniziate ad aprile, si è riscontrata nella capitale, Bogotà, segnala il quotidiano “El Comercio”. Qui diverse centinaia di persone hanno percorso l’ormai tradizionale tragitto dal Parco Nazionale alla centrale Plaza Bolìvar, dove si trovano il Congresso e il palazzo municipale. Le manifestazioni, segnalano i media locali, si sono svolte pacificamente durante tutta la giornata anche nelle città di Cali, Bucaramanga, Popayan e Barranquilla.
Secondo un rapporto diffuso mercoledì dalla procura della Colombia, tra il 2020 e il 2021 si sono registrati in Colombia 63 attacchi armati, che hanno provocato la morte di 324 persone. Antioquia, con 68 vittime, è il dipartimento più colpito, seguito da Narino, con 36 vittime e Cauca con 34 vittime. Questi dipartimenti, si legge in un comunicato della procura, concentrano il 50,32 per cento delle vittime totali. Gli omicidi sono attribuiti a organizzazioni criminali come Clan del Golfo, Los Caparros, dissidenti dell’Eln, La Agonìa, Los Rastrojos e Los Pàjaros. Secondo la procura almeno 55 presunti membri di queste organizzazioni sono stati arrestati nel quadro delle indagini.
Oltre 44 mila persone in Colombia sono state costrette a lasciare le loro abitazioni nel primo semestre dell’anno. E’ quanto si legge in un’informativa redatta dall’Ufficio Onu per gli aiuti umanitari (Ocha), secondo cui nel solo mese di giugno 3.052 persone sono state sfollate dai dipartimenti di Antioquia, Narino e Cauca, i più colpiti da sfollamenti di massa legati alla presenza di gruppi armati nell’area. “Il numero di sfollati nella prima metà del 2021 (44.647) ha già superato il numero totale di sfollati segnalati nel corso del 2020”, si legge nel rapporto.
Tratto da: Antimafiaduemila
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