Di Francesco Ciotti
E intanto si contano i costi dell’intervento in Afghanistan (fallimentare): 8,7 miliardi secondo Milex
Il parlamento ha approvato un rifinanziamento delle missioni militari all’estero pari a 1,2 miliardi di euro per il 2021; quasi 100 milioni in più rispetto all’anno precedente.
Un incremento che aveva già ricevuto l’avvallo del ministro della difesa Lorenzo Guerini, quando alla riunione delle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, lo scorso 7 luglio incalzava sulla necessità di difendere un “Mediterraneo allargato”: una regione che comprende Sahel, la Libia fino al Golfo di Guinea e al Corno d’Africa.
“Lo schieramento delle nostre Missioni e Operazioni si colloca proprio all’interno del Mediterraneo Allargato, con una specifica attenzione al continente africano, sempre più centrale negli interessi di sicurezza europei e italiani” aveva spiegato Guerini, ricordando come il nostro paese sia presente nelle missioni internazionali con una media di circa 6500 unità di personali, distribuite in 40 missioni.
Non poteva mancare una menzione sull’Afghanistan, glorificando i successi di una missione durata 20 anni e che ci è costata, secondo l’osservatorio Milex, ben 8,7 miliardi di euro e che oggi vede i talebani riacquisire il pieno controllo del paese.
“Non si può negare che oggi la situazione interna desta preoccupazione, in considerazione del livello della violenza e della postura aggressiva dei Talebani, a discapito dell’auspicato processo di riconciliazione nazionale” aveva affermato allora, con la promessa che “la Difesa sarà pronta, in ogni caso, a contribuire alle eventuali future iniziative volte a non disperdere i risultati fin qui conseguiti”.
Parole profetiche, certamente di buon auspicio per l’esercito degli studenti coranici ora nel pieno controllo di Kabul. Tuttavia, non si può non attribuire un successo alla “missione di pace” iniziata con l’aggressione statunitense nell’ottobre 2001 sul fronte della produzione di oppio.
L’Afghanistan, secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite nel 2014 ha prodotto il 90 per cento del fabbisogno di “oppiacei illeciti al mondo” e ancora oggi stando ai report dell’Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime), oltre il 90% dell’eroina mondiale è prodotta nel paese.
Ma l’opera di esportazione di democrazia deve continuare ancora oggi.
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Tra le nuove missioni Internazionali votate in Cdm per quest’anno la più importante è Emasoh (European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz), nello Stretto di Hormuz, dove siamo presenti con una nave da guerra, due aerei e 193 soldati, che costano in tutto 9 miliardi di euro.
Un’evidente opera di pressione sull’Iran, supportata anche dai governi di Belgio, Francia, Danimarca, Germania, Grecia, Paesi Bassi e Portogallo. Un target che il nostro paese ha ben mantenuto durante le esercitazioni Falcon Strike 2021, terminate il 17 giugno, che ha visto una simulazione a cui hanno partecipato le aeronautiche militari di Italia, Israele, Regno Unito e Stati Uniti per sperimentare l’integrazione operativa tra aerei caccia i di 4° e 5° generazione e i cacciabombardieri F-35. “L’Iran è il nostro obiettivo” aveva dichiarato un ufficiale israeliano sotto anonimato, rivelando la vera natura delle sortite a cui abbiamo partecipato senza esitare.
Sempre in medio oriente “un ruolo centrale assumerà sempre più il Kuwait e in particolare la base di Al Salem, divenuta centro nevralgico delle nostre capacità di supporto strategico nella regione, alla cui sicurezza contribuiamo anche con una batteria missilistica, autorizzata da questo Parlamento lo scorso anno” aveva aggiunto Guerini.
Ciò, anche alla luce della chiusura, negli Emirati Arabi Uniti, della base aerea di Al Minhad, avvenuta come sgarbo diplomatico in conseguenza del blocco delle esportazioni di missili e bombe approvato dal governo Conte nel gennaio di quest’anno. Una nuova base logistica per colpire nel segno con nuovi successi militari i paesi vicini, ce la siamo comunque garantita
Che dire poi della missione Nato Baltic Air Policing, in in prossimità delle frontiere russe, dove i nostri F-35 sono impegnati ad intercettare gli aerei di Mosca sopra i cieli del Baltico con un gran drenaggio di denaro pubblico. Mantenere la sicurezza in Europa provocando la Russia evidentemente richiede ingenti spese a cui è meglio non rinunciare.
In totale dal 2004 ad oggi per le missioni italiane all’estero sono stati spesi 20 miliardi e 500 milioni di euro, con un trend in crescita a partire dal 2014. Sulla scia del disastro Afghano che si manifesta sotto gli occhi del mondo intero, la sempre maggiore presenza militare italiana all’estero sotto l’egida della Nato, appare come un’altra miccia a quello che Giulietto Chiesa chiamava “nuovo disordine mondiale”.
Tratto da: Antimafiaduemila
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