Comune Foggia sciolto per mafia. Alloggi a famiglie boss e assenza di certificati antimafia

Comune Foggia sciolto per mafia. Alloggi a famiglie boss e assenza di certificati antimafia

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Presidio Libera Foggia: scioglimento comune punto di svolta

Il Comune di Foggia è stato sciolto per mafia. “Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese – si legge nella nota ufficiale del Governo – ha deliberato l’affidamento a una commissione straordinaria della gestione del Comune di Foggia, già sciolto a seguito delle dimissioni del sindaco”. Per commissione straordinaria si intende quella prevista dall’articolo 143 del testo unico degli enti locali.
Il Comune di Foggia (secondo capoluogo di provincia sciolto per infiltrazioni mafiose dopo Reggio Calabria nel 2012) era già stato sciolto, in via ordinaria, a seguito delle dimissioni rassegnate dall’ex sindaco Franco Landella lo scorso 4 maggio e non revocate nel termine dei 20 giorni dalla loro presentazione. Dal 25 maggio in corso Garibaldi è al lavoro il commissario prefettizio Marilisa Magno. Ma qualche giorno prima del suo insediamento, esattamente il 21 maggio, l’ex primo cittadino Landella, in quota Lega, era stato arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di tentata concussione, corruzione e rimesso in libertà dopo dieci giorni. Nell’inchiesta che ha attenzionato un presunto giro di tangenti al comune di Foggia è stata coinvolta anche la moglie di Landella, Daniela Di Donna, dipendente comunale, interdetta poi dai pubblici uffici per dieci mesi. Oltretutto è stato coinvolto in questo presunto scambio di mazzette anche l’ex presidente del consiglio comunale Leonardo Iacarino, famoso per le pistolettate a salve esplose dal balcone di casa nella notte di capodanno e arrestato il 30 aprile con le accuse di corruzione, tentata indizione indebita e peculato. Iaccarino, nell’inchiesta della procura di Foggia, è considerato l’accusatore numero uno dell’ex sindaco Landella. Intanto a metà luglio scorso la commissione mandata dal Viminale il 9 marzo, proprio per accertare presunte infiltrazioni mafiose nell’attività amministrativa a Palazzo di Città, aveva consegnato la relazione al Prefetto di Foggia, Carmine Esposito. Negli atti della commissione d’accesso ci sono anche dei riferimenti all’inchiesta “Piazza Pulita”, blitz che nel 2012 aveva portato all’arresto di nove persone e che riguardava anche infiltrazioni della criminalità organizzata nell’ex azienda ‘Amica’ – in seguito fallita – che si occupava del servizio di gestione e raccolta dei rifiuti in città.

Gli alloggi ai boss

Il provvedimento era nell’aria già da diverso tempo e porterà ad un commissariamento dell’ente che durerà probabilmente per molto tempo. Le motivazioni riguardano anche le politiche abitative adottate dal comune in materia degli alloggi popolari. Infatti tra questi vi sarebbero le case di via La Malfa assegnate nell’estate del 2020 ai familiari stretti di Roberto Sinesi, boss della “Società Foggiana” detto “Lo zio”, capo indiscusso della batteria Sinesi-Francavilla, attualmente rinchiuso al 41 bis nel carcere di Rebibbia. Inoltre sarebbero numerose le assegnazioni “sospette”, molte delle quali a favore di famiglie e personaggi contigui ai maggiori clan mafiosi della città, dai Moretti ai Sinesi passando per i Francavilla. Leonardo Francavilla in particolare è un pluripregiudicato appartenente all’omonima famiglia mafiosa, arrestato il 18 giugno 2020 per il reato di estorsione e sottoposto alla misura di sorveglianza speciale.

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Inoltre sarebbe finito nella relazione per presunte “colleganze” con l’ex consigliera comunale Erminia Roberto, componente della IV Commissione consiliare e anche ex assessora alle Politiche sociali. Nella relazione ci sarebbe poi la vicenda che coinvolge l’ex consigliera comunale di Fratelli d’Italia, Liliana Iadarola, ex compagna di Fabio Delli Carri, uomo comparso spesso in compagnia di politici locali. La figura di Delli Carri non sembra essere di poco conto alla luce del suo coinvolgimento nelle indagini sul bombarolo Antonio Rameta, giovane albanese condannato a 6 anni di carcere per gli attentati mafiosi al pub Poseidon e al centro diurno “Il Sorriso di Stefano”. Per i giudici, Rameta aveva piazzato gli ordigni su ordine della “Società Foggiana”. Negli atti dell’inchiesta è emerso anche il nome di Delli Carri, ex caporal maggiore dell’Esercito, già arrestato nel 2014 per il ‘racket delle mozzarelle’. Infine negli atti sono emerse numerose conversazioni intercettate tra il pregiudicato e la compagna Iadarola. L’uomo chiedeva alla rappresentante di Fratelli d’Italia (sospesa dal partito proprio per questa vicenda) di chiudere un occhio sulla videosorveglianza: “Puoi mettere di no alle telecamere?”, aveva domandato, “Hai voglia…”, la risposta di Iadarola.

Presidio Libera Foggia: scioglimento comune punto di svolta

“Consapevoli della drammaticità della notizia, perché segna lo scioglimento del massimo organo di rappresentanza cittadina a causa delle infiltrazioni della criminalità organizzata di stampo mafioso, crediamo che questo possa e debba essere un punto di svolta per l’intera collettività”. Così si è espresso il presidio di Libera Foggia sullo scioglimento del comune di Foggia per infiltrazioni mafiose. “Un’opportunità per fare finalmente chiarezza sulle dinamiche del nostro territorio e per orientare la nostra riflessione e il nostro agire concreto. Per una città libera dalla mafia e dai gravi condizionamenti che essa determina e che ne impediscono uno sviluppo equo e giusto”, ha detto il comunicato di Libera. “Quello di Foggia è il secondo comune capoluogo di provincia sciolto per mafia nella storia della Repubblica, e il quinto nella provincia di Foggia, nel giro di pochi anni, dopo i Comuni di Monte Sant’Angelo, Mattinata, Manfredonia e Cerignola”.

Tratto da: Antimafiaduemila

Cronaca Giustizia