Fiamme e devastazione nella Sardegna centro occidentale, più di mille fra turisti e residenti evacuati dai paesi del Montiferru (550 a Santulussurgiu, Cuglieri, Scano) e della Planargia (Sennariolo, Flussio, Tresnuraghes) e dalla località costiera di Porto Alabe (più di 200), a Sud di Bosa. Millecinquecento sfollati, ventimila ettari, pascoli e boschi bruciati, alcune migliaia di capi di bestiame inceneriti, aziende e case campestri distrutte (stime provvisorie).
Gli interventi
«Uno dei più gravi disastri naturali mai accaduto in Sardegna», giudica il governatore Christian Solinas. Non ci sono vittime, per fortuna e perché il vento, inizialmente un libeccio furioso, poi scirocco, col calar della sera si è attenuato e l’imponente apparato antincendi è infine riuscito ad evitare che il disastro diventasse tragedia. Nelle fasi più critiche sono stato dirottati in Sardegna 5 Canadair dalla Liguria e dal Lazio, in supporto ai tre stanziali a Olbia e ai 14 elicotteri di Regione, vigili del fuoco ed esercito. Sono mobilitati 7.500 uomini, ma è difficile dislocarli, le zone colpite sono impervie. Proclamato lo stato di emergenza.
La richiesta di aiuto
Le fiamme (appiccate dolosamente) sono partite da un’auto fra Bonarcado e Santulussurgiu e si sono propagate a un’azienda agropastorale; erano state domate, ma nella notte sono ripartite. Il vento, sempre impetuoso, e l’afa (temperature ovunque fra i 35 e i 40 gradi) hanno attizzato i fuochi. Vista la vastità dell’area colpita e i diversi fronti, si sospetta che una o più persone abbiano innescato altri roghi, poi confluiti in un unico immenso incendio. «Questi gesti folli — è convinto Antonio Flore Motzo, sindaco di Scano Montiferro — sono di criminali che vogliono colpire e devastare».
Il ruolo del vento
Nel centro turistico di Porto Alabe allarmi già fra venerdì e sabato quando l’incendio è rapidamente scollinato verso la costa. Il vento ha cambiato più volte direzione fra scirocco e libeccio. Le prime persone (cinque famiglie) sono state prelevate da alcune villette per prudenza. L’allarme si è diffuso rapidamente, ristoranti e locali pubblici chiusi, in poche ore il villaggio è stato evacuato. «Siamo fuggiti appena in tempo, le fiamme erano vicinissime all’ultima casa». Cuglieri e Santulussurgiu sono paesi montani del Montiferru, circondati da boschi di querce. Il fuoco è arrivato fino alla periferia e una cinquantina di case sono state abbandonate nella notte, sgomberata anche una residenza per anziani.
La crisi climatica
Da Santulussurgiu ai boschi di Badde Urbara, bruciati ulivi millenari, a San Leonardo di Siete Fuentes fino ai territori di Sindia e Macomer. Allarme ovunque. Dalla statale Carlo Felice di notte era visibile una linea continua di fiamme lunga almeno 40 chilometri. E molto più al Nord, ben oltre Sassari e Castelsardo, anche in località distanti un centinaio di chilometri, case e strade sono state annerite da un manto di cenere. A sera situazione ancora critica, ma stabile. Forse il peggio è passato, sarà sempre caldo torrido, sono in arrivo altri 4 Canadair da Francia e Grecia, il vento è in calo, ma poco, e sta cambiando a maestrale. Può essere una buona notizia per l’Oristanese, ma non per la Gallura, dove infatti è già preallarme.
Tratto da: Corriere della Sera
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