Di Gilberto Trombetta
A marzo dello scorso anno ci eravamo solo permessi di indicare la necessità di un dibattito pubblico sulla gestione, non solo sanitaria, del Covid-19.
Ragionato, argomentato, basato sulle evidenze che mano a mano venivano fuori.
E che tenesse conto di tutti gli aspetti: certo sanitari, ma anche sociali, politici, economici e costituzionali.
La risposta è stata invece quella di un’impressionante accelerazione sulla polarizzazione già in atto nella società.
Una polarizzazione dolosamente calata dall’alto.
Si è cominciato a tacciare di negazionismo chiunque si permettesse anche solo mettere in dubbio – figuriamoci criticare – la gestione della crisi.
Un’accusa infamante, nella forma e nella sostanza.
Un’accusa, duole ricordarlo, che è arrivata anche da una parte di coloro che fino a poche settimane prima erano stati compagni di viaggio nel denunciare la propaganda del pensiero unico degli ultimi 30 anni.
Poco più di un anno dopo fa piacere vedere qualche risveglio tra le fila di coloro che negli ultimi mesi avevano sposato acriticamente la narrazione imposta dall’alto o che avevano scelto il silenzio per non incappare nello stigma sociale sempre più diffuso.
Ma è l’unica nota positiva.
Nel mentre la polarizzazione è diventata sempre più evidente. E violenta.
Questa notte in Francia è accaduto un fatto molto grave. Anzi due.
Sarà possibile licenziare i lavoratori sprovvisti di lasciapassare (il green pass).
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Come se non bastasse, i cittadini che ne sono sprovvisti non potranno neanche accedere alle urne. Non potranno votare insomma*.
La cosa grave, oltre al fatto in sé, è che queste decisioni sono state accolte dagli applausi scroscianti di una parte della popolazione italiana.
La quale ovviamente auspica che anche in Italia si faccia altrettanto.
Non hai il lasciapassare? Allora non devi lavorare.
Non hai il lasciapassare? Allora non devi votare.
Non hai il lasciapassare? Allora ti devi pagare le cure.
Non hai il lasciapassare? Allora non puoi partecipare alla vita sociale del Paese.
Credo sbagli clamorosamente chi inquadra la questione in termini strettamente sanitari (anche se pure su quel fronte ci sarebbe tanto da dire: dove sono i nuovi ospedali, i nuovi posti letto, i nuovi medici e i nuovi infermieri di cui il nostro SSN avrebbe disperatamente bisogno dopo anni di tagli indiscriminati che ci sono costati un inaccettabile numero di morti durante l’ultimo anno?).
Il lasciapassare è il fine, non il mezzo.
Come è stato possibile arrivare a tanto?
Col coinvolgimento di una buona parte della popolazione.
Grazie alla polarizzazione fomentata dalla propaganda istituzionale, è stato creato il conflitto orizzontale definitivo.
È una parte stessa dei cittadini italiani che sta chiedendo a gran voce l’azzeramento dei diritti costituzionali di milioni di loro connazionali.
Appoggiando nei fatti una delle derive più pericolose dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Come persona prima e come politico poi, ho sempre combattuto i conflitti orizzontali.
Hanno il solo scopo di mettere al riparo dai conflitti verticali coloro che da decenni si arricchiscono sulle nostre spalle.
Senza fargli sporcare le mani con la lotta di classe che ormai viene combattuta per procura attraverso la creazione di sempre nuovi conflitti sezionali (giovani contro anziani, dipendenti pubblici contro lavoratori privati e via dicendo).
Questa volta però mi trovo in difficoltà.
Come posso trovare un punto di dialogo con un altro lavoratore, con un altro cittadino che chiede con la bava alla bocca la ghettizzazione di milioni di suoi concittadini?
Da dove potrei iniziare?
Ecco, stavolta – per la prima volta dopo anni di politica e di divulgazione – ho la spiacevole sensazione di trovarmi di fronte persone che rappresentano una parte del problema.
Sono i risultati del conflitto orizzontale definitivo, quello che sta portando la società sull’orlo di un baratro, di un abisso, che i nostri nonni e i nostri padri avevano detto non sarebbe mai più stato possibile.
Serviranno anni di battaglie per riportare la società sul binario migliore. Quello che abbiamo lasciato una quarantina di anni fa e da cui ci stiamo ogni giorno allontanando di più.
Tratto da: L’Antidiplomatico