In Sicilia fiumi e laghi, con i loro pesci, sono agonizzanti a causa della siccità. E quella del 2021 è l’estate più secca degli ultimi dieci anni. Per l’Isola i dati quest’anno sono a dir poco inquietanti: nei bacini siciliani mancano circa 78 milioni di metri cubi d’acqua rispetto al 2020. A segnalarlo è l’Osservatorio ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari) sullo stato delle risorse idriche dell’Italia.
Di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici, bisogna uscire dalla mera logica della proclamazione degli stati d’emergenza, attraverso un grande piano di manutenzione straordinaria della rete idraulica – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Contestualmente occorre approvare urgentemente la legge contro il consumo indiscriminato del suolo per porre fine ad un ingiustificato trend, ormai incompatibile con qualsiasi prospettiva di sostenibilità ambientale e resilienza dei territori.
Negli ultimi giorni stanno circolando sui social le terrificanti foto dell’Alcantara, il secondo fiume più importante dell’isola, rimasto all’asciutto. Al posto del corso d’acqua resta solo tanta desolazione e un cimitero di pesci e altri animali.
Ma in questo caso la “colpa” non è da attribuire esclusivamente al clima, ma anche l’uomo è complice di questo scempio. L’Ente parco fluviale dell’Alcantara punta il dito contro la società Siciliacque, società che gestisce circa 1800 chilometri di acquedotti in tutto il territorio siciliano e amministra due centrali idroelettriche che sfruttano proprio l’acqua dell’Alcantara.
La situazione nelle altre Regioni
La Sicilia è una delle regioni italiane maggiormente investite dai cambiamenti climatici e ad alto rischio di desertificazione, in particolare l’area occidentale, ma non è l’unica.
Se il lago Maggiore e il lago di Garda restano abbondantemente sopra la media del periodo, non altrettanto può dirsi del Lario e dell’Iseo con quest’ultimo assai lontano dal riempimento registrato l’anno scorso (attualmente è al 40%) – si legge nel report dell’ANBI – È così anche nel Lazio (in calo i laghi di Bracciano e Nemi) e Campania (invasi del Cilento), ma soprattutto in Basilicata, i cui serbatoi sono calati di oltre 22 milioni di metri cubi in una settimana e in Puglia, la cui riserva idrica segna circa 9 milioni di metri cubi in 7 giorni: entrambe le regioni, però, conservano riserve idriche abbondantemente superiori all’anno scorso.
Al minimo anche le portate dei fiumi Sentino, in Umbria ed Esino, nelle Marche. Anche i livelli di acqua del lago Trasimeno sono al minimo rispetto agli ultimi anni. Restano deficitari anche i fiumi appenninici e i corsi d’acqua toscani con l’Ombrone, che continua ad essere ben al di sotto della portata minima del deflusso vitale con evidenti ripercussioni sull’ecosistema.
Decisamente più rosea la situazione del Po, grazie alle recenti piogge. Il Distretto Padano appare sostanzialmente suddiviso in due aree: il deficit idrico delle zone a valle (Emilia Centrale, Romagna, Basso Veneto) permane ancora significativo a causa della finora scarsità di precipitazioni. Invece, in Valle d’Aosta sono in calo, ma ben al di sopra delle medie, le portate del torrente Lys e della Dora Baltea, che prosegue anche in Piemonte, dove invece sono in crescita gli altri fiumi (Pesio, Tanaro, Sesia e Stura di Lanzo). Permane buona la condizione dei fiumi veneti, mentre scende la portata del fiume Adda in Lombardia. Nel Centro Italia, calano i fiumi Nera in Umbria e Tevere nel Lazio, regione dove però crescono i livelli di Liri e Sacco. In Campania, i fiumi Sele, Sarno, Volturno e Garigliano sono complessivamente in crescita, grazie alle precipitazioni dello scorso fine settimana.
Infine, il capitolo pioggia che, se è tornata a fare capolino in Romagna (mm. 15 a Nord del fiume Reno, mm. 20,4 a Sud), ha avuto conseguenze disastrose in altre realtà condizionate anche dall’eccessiva cementificazione, come Palermo, dove è urbanizzato il 40% del territorio e 100 millimetri di pioggia hanno creato situazioni, bisognose perfino dell’intervento di subacquei. – conclude il report – Violente “bombe d’acqua” si sono registrate anche in Molise, in Abruzzo ed in Puglia.
Fonte: ANBI, GreenMe