Tratto da: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
di Gaia Siravo
La pianura Padana è africana!
Detta così sembra una gran baggianata perché tutti sappiamo che la pianura Padana è una grande area pianeggiante situata nell’Italia Settentrionale alle pendici delle Alpi. Ed è anche la pianura dove scorre il fiume più lungo d’Italia, il Po. E per certo sappiamo si trova in nord Italia. Questa quindi è la sua posizione nell’ambito della geografia politica (Figura 1).
Geologicamente parlando tuttavia non si può dire lo stesso.
Consideriamo per un attimo un tipo diverso di geografia, quello delle placche tettoniche.
Le placche tettoniche
La teoria globalmente accettata della tettonica a placche (plate tectonics) si basa sull’osservazione che l’involucro più esterno del pianeta, la litosfera, è suddiviso in porzioni più piccole, le placche. Queste compongo quindi una sorta di guscio fratturato, come le tessere di un puzzle (Figura 2).
Le placche “galleggiano” sulla sottostante astenosfera e sono in costante movimento. Il moto delle placche è impercettibile all’uomo poiché è di pochi millimetri all’anno. Il moto relativo delle placche a contatto fra loro determina diversi processi geologici e più in generale diversi margini di placca (Figure 3).
Le zone dove due placche si allontanano l’una dall’altra vengono detti margini divergenti. In queste aree avviene una continua emissione di materiale lavico (basalto) lungo le cosiddette dorsali oceaniche (es. Oceano Atlantico, Figura 2). Il materiale emesso lungo queste catene sottomarine andrà a formare nuova crosta oceanica, ed il continuo processo di eruzione sottomarina determina esso stesso l’allontanamento delle due placche.
Le zone dove il movimento fra due placche adiacenti è puramente orizzontale vengono detti margini trascorrenti o trasformi. Questi margini sono essenzialmente conservativi dove cioè non viene né generata né consumata crosta terrestre. Infine, nelle zone dove avviene lo scontro fra due placche si hanno margini convergenti.
Le placche si scontrano
Nei margini convergenti una delle due placche a contatto sprofonda al di sotto della superiore (subduzione). La natura della crosta a contatto in margini convergenti può dare origine a diversi fenomeni.
crosta continentale – crosta continentale
Nel caso in cui le due placche siano entrambe costituite da crosta continentale (rocce ignee intrusive o metamorfiche con copertura sedimentaria) si avrà la formazione di una catena montuosa (orogenesi). Il materiale di copertura sedimentario verrà piegato, deformato e accavallato. Il lento e costante processo di convergenza porta alla accrezione del materiale delle due placche ed infine alla crescita della catena montuosa.
crosta oceanica – crosta oceanica
Nel caso in cui si scontrino due placche di crosta oceanica avverrà la subduzione di una delle due ed un lento consumo della stessa. La lenta fusione della placca oceanica in subduzione determina una risalita ingente di materiale magmatico che darà origine in superficie a vulcani, generalmente disposti a formare un arco. L’insieme della zona di subduzione, che in superficie si esprime con una fossa oceanica e dei vulcani posti oltre la fossa stessa viene detto sistema arco-fossa.
crosta continentale – crosta oceanica
Nel caso ibrido di una placca oceanica ed una continentale si avrà la subduzione della placca di crosta oceanica (più densa di quella continentale), la formazione di un arco vulcanico impostato su crosta continentale ed il possibile sviluppo di una catena montuosa con deformazione attiva (es. Ande).
Cosa succede nel Mediterraneo?
Si trova proprio in corrispondenza di un margine convergente fra due grandi placche: la placca Africana a Sud e la placca Euroasiatica a Nord (Figura 2). Aumentando il dettaglio di osservazione (Figura 7) si può osservare come il confine fra le due placche sia complesso e contorto e come attraversi la penisola italiana per tutta la sua lunghezza. Ne risulta quindi che la pianura Padana poggia sul lembo più settentrionale della placca Africana.
Il processo di collisione tra Africa ed Eurasia continua da circa 100 milioni di anni. Come prova diretta di questo fenomeno ci restano le grandi catene montuose dell’Appennino e delle Alpi e l’arco vulcanico delle Eolie.
Anche il terremoto dell’Emilia Romagna del 2012 è una testimonianza di questo fenomeno: è avvenuto esattamente lungo il confine fra le due placche ed è dovuto al progressivo sprofondamento della placca Africana sotto quella Euroasiatica.
GLOSSARIO
Litosfera: La litosfera (dal greco: λίθος (lithos) = “pietra, roccia” + σφαίρα (sphaira) = “sfera”, vale a dire “sfera rocciosa”) è la parte esterna (circa 100 km) più rigida del pianeta Terra, comprendente la crosta terrestre e la porzione del mantello esterno, fino all’astenosfera
Astenosfera: L’astenosfera (dal greco asthenēs ‘debole’ + sfera), o zona delle basse velocità, è una fascia superficiale del mantello terrestre, giacente sotto la litosfera e sopra la mesosfera, compresa tra i 100 e 300 km di profondità. Le rocce sono parzialmente fuse, dal momento che le onde S in essa non si fermano del tutto ma rallentano.
Crosta: La crosta terrestre è la porzione più esterna del pianeta limitata alla base dalla discontinuità di Mohorovicic. Si differenzia in crosta continentale ed oceanica per composizione e spessore.
Crosta continentale: La crosta continentale è la parte di crosta terrestre posta al di sotto delle aree continentali. La crosta continentale ha uno spessore medio di 30 km che raggiunge anche i 70 km al di sotto delle catene montuose. E’ generalmente composta da una sottile copertura di rocce sedimentarie e una grande spessore di rocce intrusive ignee acide) e metamorfiche.
Crosta oceanica: La crosta oceanica costituisce il fondo degli oceani e si forma per emissione di rocce laviche basiche in corrispondenza delle dorsali oceaniche. Ha uno spessore variabile fra 6 ed 8 km. E’ composta da uno strato superficiale di sedimenti oceanici, uno spessore di basalti ed uno spessore sottostante di gabbri (rocce intrusive basiche).
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