La madre non si arrende: “Voglio giustizia“
Ancora una volta una giovane vita è stata spezzata dall’odio e dal disamore. E’ il caso di Orlando Merenda che, con i suoi 18 anni appena compiuti, era nel pieno della sua gioventù. Un ragazzo meraviglioso con il semplice desiderio di essere accettato nella propria espressione dell’essere, di vivere la propria vita realizzando le sue passioni, le sue idee e suoi obbiettivi. Una vita non semplice, la sua, a causa di una società che alimentava dubbi, insicurezze e timori. Ed è in queste insicurezze che altri, omofobi ed intolleranti, colmi di odio, hanno fatto leva per spezzare le sue giovani speranze facendolo sprofondare in un baratro che lo ha portato al suicidio.
Una vita spezzata troppo in fretta, che avrebbe potuto far risplendere quei valori di libertà e giustizia, ma che è stata spinta verso un baratro.
Sono giovani come Orlando che muoiono oggi per colpa di una società pervasa dall’odio e dalla vendetta. Ed è per questo motivo che si sente tanta rabbia. Ci auguriamo che la giustizia dello Stato metta in galera e infligga pene severe per quei farabutti omofobi che con i loro insulti hanno istigato al suicidio il giovane Merenda.
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Il silenzioso cammino verso il baratro
Una decisione presa in silenzio come hanno fatto purtroppo tanti prima di lui.
Prima ha pranzato con il papà e il fratello, poi è uscito di casa. “Ci vediamo tra poco. Torno presto” ha detto ma non è più tornato. Non ha lasciato nessun biglietto, nessun messaggio.
Tra i messaggi di cordoglio su Instagram si leggono anche commenti ignobili (“Morte ai gay”). E secondo gli inquirenti è possibile che proprio per questi continui e ripetuti insulti si sia gettato sotto ad un treno tra la stazione di Torino Lingotto e Moncalieri alle 14,30. La indagini sono coordinate dal pubblico ministero di Torino Antonella Barbera. La Polfer (la polizia ferroviaria) ha acquisito i messaggi e gli agenti sono andati poi a parlare con gli insegnanti dell’istituto professionale Engim Artigianelli – che il giovane frequentava per diventare barman e cameriere – con i compagni di classe e gli amici mentre la Procura ha aperto un fascicolo per i reati di omofobia e bullismo.
“Lo prendevano in giro perché era omosessuale” hanno detto alcuni conoscenti di Orlando, a bassa voce, fuori dalla chiesa del Lingotto alla fine del funerale.
Nel social, tanto amato dai giovani, troviamo anche le uniche testimonianze del suo dolore, “Il problema delle menti chiuse è che hanno la bocca aperta” ha scritto Orlando il 27 lasciando trasparire che la sua omosessualità non veniva accettata o peggio ridicolizzata. Infatti un’amica ha confermato il brutto periodo che stava vivendo Orlando aggiungendo anche che “Si era chiuso in se stesso, ne aveva parlato anche con un’insegnante”. Sotto choc anche molti amici quali lo hanno ricordato per il suo grande sorriso, “Combatto io per te” ha detto l’amico Mattia che ha pubblicato le foto sui social di una panchina colorata con i colori dell’arcobaleno su cui sono incisi sopra diversi ricordi e frasi di affetto tra cui una particolarmente significativa: “Essere gay è un lusso”. “Te ne sei andato a soli 18 anni senza dire niente e ci hai lasciato un vuoto incolmabile, spero che adesso dove sei sei tranquillo senza pensieri” ha raccontato il fratello Mario.
E poi ancora: “Mi aveva confessato di aver paura di alcune persone. Non mi ha spiegato chi fossero, non ha fatto nomi. Era preoccupato. Diceva che mettevano in dubbio la sua omosessualità“.
La madre di Orlando, anche se piena di dolore, non si arrende. “Adesso ho un altro compito. Trovare i colpevoli e non mi darò pace finché non uscirà la verità. La mia lotta ora ha la priorità” ha detto durante una delle dirette Facebook dedicate a suo figlio. Quindi ha aggiunto: “Stiamo cercando la verità mio figlio non è mai stato solo. Non ho mai pensato a un gesto estremo, non di sua volontà, non era una persona che pensava di togliersi la vita anzi sapeva che arrivato a 18 anni avrebbe potuto fare le sue scelte. Oggi credo sia stato ingannato, deriso e umiliato, con un carattere così fragile. Era libero e doveva essere libero di essere e fare quel che voleva, invece temo che subisse senza parlare e raccontarci. Ringrazio i social che mi hanno permesso di stargli vicino. Il suo spirito oggi è con me, vedo segnali ogni giorno che mi arrivano“. Ed infine ha concluso: “Gli angeli prima o poi si stancano di sopportare tanta cattiveria“. Il tutto nella speranza che quanto sia accaduto sia “d’esempio, con tutti quei ragazzi che vengono umiliati e bullizzati. È stato l’amico di tutti e tutti lo amavano“.
Tratto da: Antimafiaduemila