La Rai “dovrà consentire al ricorrente, entro giorni trenta dalla comunicazione o notificazione (se anteriore) della presente sentenza (18 giugno 2021, ndr), l’accesso agli atti e ai documenti” in merito alla “documentazione connessa all’attività preparatoria di acquisizione e di raccolta di informazioni riguardanti le prestazioni di carattere professionale svolte dal ricorrente in favore di soggetti pubblici, confluite nell’elaborazione del contenuto del servizio di inchiesta giornalistica mandato in onda, nello specifico avente ad oggetto la rete di rapporti di consulenza professionale instaurati su incarico di enti territoriali e locali”.
Sono queste le parole della sentenza con cui la terza sezione del tribunale amministrativo del Lazio – presieduta dal giudice Giuseppe Daniele – ha stabilito che l’avvocato Andrea Mascetti potrà avere accesso agli atti relativi al servizio giornalistico che lo riguarda nell’ambito della puntata di Report, ‘Vassalli, valvassori e valvassini’, del 26 ottobre 2020 in cui sono stati ricostruiti i legami con la politica lombarda e la ‘Ndrangheta e su un’inchiesta sul professionista di area Lega vicinissimo e l’ex presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.
Il legale infatti aveva già chiesto l’accesso agli atti denunciando “un quadro fuorviante della realtà” e sottolineando di non aver avuto “alcuna consulenza con il presidente Fontana”. La Rai aveva risposto alla richiesta dell’avvocato opponendo “un diniego integrale” per diverse ragioni fra le quali l’esclusione del diritto di accesso “rappresentata dal segreto professionale ex art. 2, comma 3, L. n. 69/1963, connesso alla libertà di stampa” e “l’esclusione della Rai dall’applicazione della disciplina in tema di accesso civico in quanto società emittente, alla data del 31 dicembre 2015, strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati”.
Il Tar con questa sentenza ha di fatto stralciato il diniego integrale e ha invece accolto la richiesta avanzata lo scorso ottobre dallo studio legale dell’avvocato Mascetti, ma la Rai ha già annunciato comunque di aver conferito “mandato per impugnare innanzi al Consiglio di Stato la decisione con la quale l’attività giornalistica, ove svolta dal Servizio Pubblico, è stata inopinatamente assimilata ad un procedimento amministrativo. Rai si attiverà in ogni sede per garantire ai propri giornalisti il pieno esercizio della libertà d’informazione e la tutela delle fonti” di voler impugnare il provvedimento davanti al Consiglio di Stato.
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Il conduttore della trasmissione Report, Sigfrido Ranucci ha commentato dicendo che “la sentenza del Tar del Lazio è gravissima. Viola la Costituzione, viola la libertà di stampa. Una sentenza miope che paragona il lavoro giornalistico a degli atti amministrativi. E’ come se Ilaria Alpi fosse morta per degli atti amministrativi. Cosa deve fare Mascetti con quegli atti? Vuole sapere chi ci ha rivelato le sue consulenze? Deve venire l’esercito a prendere gli atti riguardanti le nostre fonti, noi non li daremo mai, le tuteleremo fino alla morte”, ha detto, aggiungendo che “questa sentenza crea di fatto giornalisti di serie A e di serie B: quelli che lavorano nel servizio pubblico non possono tutelare le proprie fonti, gli altri sì. E’ un attacco senza precedenti, dovuto alla debolezza delle Istituzioni in generale e alla delegittimazione della politica nei confronti del giornalismo di inchiesta. Report non svelerà le proprie fonti, non darà gli atti a Mascetti”. Inoltre il conduttore di Report ha sottolineato che in caso di sentenza negativa da parte del Consiglio di Stato la Rai si rivolgerà direttamente alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che di recente ha ribadito il diritto dei giornalisti a tutelare le proprie fonti.
Numerosi i sostenitori della trasmissione televisiva tra cui il senatore del Gruppo Misto Sandro Ruotolo il quale ha scritto in un tweet che “un giornalista non deve mai rivelare le sue fonti. Per difendere l’articolo 21 della Costituzione si può anche disobbedire alla richiesta della magistratura. La Rai tuteli il bene più prezioso della democrazia: la libertà d’informare”. Presenti anche al fianco di Report la Federazione nazionale della stampa e l’Usigrai (Unione Sindacale Giornalisti Rai) la quale, attraverso una nota ha comunicato che “la sentenza del Tar del Lazio che autorizza l’accesso agli atti di Report apre un precedente pericolosissimo. Rispettare le sentenze, non vuol dire non poterle criticare. E anzi sono l’occasione per chiedere nuovamente a governo e parlamento la necessità di un chiarimento urgente sulla natura giuridica della Rai” e che “i giornalisti che fanno informazione in Rai non possono essere paragonati a funzionari della Pubblica Amministrazione. Pertanto le norme sull’accesso agli atti devono soccombere di fronte al diritto-dovere del giornalista di tutelare le proprie fonti. Altrimenti nei fatti si azzererebbe qualunque possibilità per i giornalisti Rai di fare il proprio lavoro, e ancor di più di fare giornalismo investigativo, così come nei doveri del Contratto di Servizio”.
Da parte della politica si sono schierati anche esponenti del Movimento 5 stelle e del Pd, come Vittoria Casa, Primo Di Nicola, Filippo Sensi e Valeria Fedeli. Presente anche il segretario del partito democratico Enrico Letta il quale, intervenendo in merito alla suddetta questione ha fatto sapere che “le sentenze si rispettano sempre. Ma questa del Tar sulle fonti di Report lascia davvero perplessi. Non vedo come possa resistere agli ulteriori gradi di giudizio”.
Tutto l’opposto il giudizio dei Renziani (forse ancora remori della puntata di Report in cui si mostrava il video dove si potevano vedere il leader di ItaliaViva assieme allo 007 Marco Mancini?) i quali hanno attaccato assieme a Luciano Nobili – deputato di ItaliaViva – di Ranucci di non consegnare gli atti a Mascetti, “Report non ha più nulla a che fare col giornalismo lo sappiamo” ha detto Nobili, aggiungendo che “le loro ricostruzioni sono costruite con materiali di dubbia provenienza” e che “una trasmissione Rai si faccia vanto di non rispettare una sentenza è oggettivamente incredibile”.
Al deputato Renziano è giunta la risposta del conduttore di Report il quale ha detto che “per me la legge è sopra a tutto. E la legge mi permette di tutelare le fonti. E lo farò fino alla morte. Nobili, piuttosto, deve informarsi meglio. Non è il giudice ad aver chiesto l’accesso agli atti, ma un privato il quale ha chiesto l’accesso alle fonti giornalistiche. Fonti e attività giornalistiche che, se Nobili non lo sa – e questo mi stupisce visto che è un parlamentare e dovrebbe saperlo – sono tutelate dalla Costituzione”.
Tratto da: IlFattoQuotidiano, Antimafiaduemila
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