Più di tremila persone provenienti da diverse città italiane sono scese in piazza ieri a Roma per una manifestazione già convocata da tempo dal Si Cobas ma che si è trasformata in una mobilitazione in risposta all’omicidio di Adil, operaio e sindacalista travolto e ucciso ad un picchetto davanti all’hub della Lidl vicino Novara durante lo sciopero nazionale della logistica di venerdi.
Tanta la rabbia ma anche la voglia di denunciare le condizioni di lavoro nella logistica, un settore ormai strategico della circolazione di capitali, dove la manodopera è sottoposta a mille ricatti dentro un verminaio di appalti, cooperative fasulle, catene di valore che partono da multinazionali come la FedEx e gestiscono l’immagazzinamento e la distribuzione di merci con criteri spinti dal massimo profitto.
Il corteo da Piazza della Repubblica ha provato inizialmente a forzare i cordoni di polizia su via V.E. Orlando per dirigersi nella zona dei ministeri (Lavoro e Sviluppo Economico). Ha però deciso di fare marcia indietro una volta arrivato a largo Santa Susanna avendo avuto garanzia di un incontro al Mise nei prossimi giorni.
La manifestazione si è diretta quindi in piazza Vittorio dove era stato allestito un palco e si è conclusa con molti interventi delle varie realtà che hanno partecipato al corteo.
In piazza soprattutto il Si Cobas, ma erano presenti anche spezzoni di Usb, dei giovani del Fdgc e di Cambiare Rotta, di Potere al Popolo e Partito Comunista dei Lavoratori.
E sono stati soprattutto gli spezzoni giovanili ad animare ininterrottamente con gli slogan il corteo. Una nuova generazione si trova a fare i conti con la morte di un lavoratore durante un conflitto sindacale, così come cinque anni fa era accaduto ad Abd el Salam davanti ai magazzini Gls a Piacenza, scenari che sembravano appartenere al passato e che invece ripropongono pienamente e duramente il senso della lotta e dell’odio di classe in questa fase storica.
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Per spiegare cosa signfichi riprendiamo le paroe che da venerdi circolano in rete: ”
«Adesso te lo dico io per cosa è morto Adil. È morto perché pensava che non si può vivere così per 850 euro al mese, senza tutele, senza vita privata, perché i turni vengono sempre spostati all’ultimo momento, le ferie non le decidi tu ma il capoarea, se chiedi un permesso per andare a prendere tuo figlio a scuola ti lasciano a casa per una settimana in punizione, e il lavoro dura sempre 13 ore invece che otto, con gli straordinari sempre dimezzati e anche di notte ti arrivano sul telefono i messaggi con l’ordine di essere in magazzino all’alba. È morto perché credeva che fosse giusto stare davanti a quei cancelli”
Tra i manifestanti il portavoce nazionale di Potere al Popolo Giuliano Granato e la candidata sindaca a Roma Lisa Canitano.
Il dato che ha colpito chi è abituato a cogliere gli umori di una manifestazione, è stata la scarsa risposta della “compagneria” della piazza di Roma che non si è scossa dal “torpore” neanche di fronte ad un compagno ammazzato ad un picchetto. Un brutto segno dei tempi e di un atteggiamento che è venuto crescendo in questo clima pre-elettorale.
Eppure è ormai chiaro che nella logistica, uno dei pochi comparti dove i lavoratori hanno potere contrattuale, viene delineandosi un conflitto di classe a tutto campo. Passati giorni delle dichiarazioni di circostanza sulla morte di Adil, governo e padroni faranno di tutto per depotenziare il diritto di sciopero in un settore strategico dell’economia capitalista.
Tratto da: Contropiano.org