Di Agata Iacono
E torna il ponte sullo stretto.
“L’opera è utile, anzi necessaria. Oggi pensare di non farla mi sembra un retaggio ideologico inaccettabile…”.
Afferma il sottosegretario alle infrastrutture e alla mobilità sostenibili Giancarlo Cancelleri, in un’intervista al quotidiano ‘La Sicilia’.
Lo stesso che aveva lanciato l’ideona del tunnel, che oggi definisce candidamente “un grimaldello” per scuotere il dibattito.
Come se un ministro della Repubblica dicesse che ha sostenuto fortemente e ufficialmente un paradosso, solo perché se ne parlasse.
Neppure Salvini osa.
“Retaggio ideologico” opporsi ad una grande opera di cui nessuno sente il bisogno, tranne chi ci mangerà sopra?
Sì, perché il nostro ci tiene a precisare che, visti i lunghi tempi della burocrazia e gli ostacoli del codice degli appalti, si augura “semplificazioni in grado di creare corsie preferenziali” affinché tra dieci anni finalmente gli italiani potranno avere il ponte sullo stretto.
L’ipotesi più accreditata è che sia a tre campate: e i siciliani hanno già declinato ironicamente tutti i modi in cui “camperanno” sopra il ponte i soliti noti e innominabili.
Un’opera destinata a distruggere interi territorio e stravolgere il fragilissimo ecosistema, la migrazione dei pesci e degli uccelli, che attraverso lo stretto compiono il loro ciclo vitale, per non parlare del pericolo sismico e delle tre faglie che si contrastano attivamente in Sicilia.
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«Sarà a tre campate e ci passerà la ferrovia. Si tratta di un progetto nazionale che riguarda tutta Italia, non solo il Sud: saremo il collegamento tra Europa e Africa» dichiara il sottosegretario, uno dei pochissimi 5 Stelle confermati dal governo Draghi, già viceministro alle infrastrutture del Conte 2, lui geometra, dopo il clamoroso abbandono del mandato di consigliere regionale in Sicilia, mancato presidente per pochissimo e per cui Di Maio e Di Battista si erano spesi insieme nella campagna elettorale, girando la Sicilia in auto elettriche.
Il ponte sullo stretto di Messina sarebbe il ponte tra Europa e Africa?
Ma lo sa Cancelleri che la Sicilia è ancora Italia?
E lo sa che in Sicilia, come in Calabria, mancano strade e ferrovie, che ci vogliono 4 ore per arrivare a Palermo, che la Catania Ragusa si percorre in 3 ore con il limite massimo di 50 Kmh perché pericolosissima?
Lo sa che i treni sono ormai solo locali e spesso monorotaia?
Lo sa che la Sicilia si raggiunge con compagnie aeree low cost e non ci sono aeroporti sufficienti né servizi di trasporto da e per gli aeroporti?
Lo sa che si preferisce imbarcare i propri mezzi di trasporto sulle navi traghetto da Genova, Civitavecchia, Napoli, per Palermo o Catania a prezzi esorbitanti, pur di non attraversare l’Italia in auto?
Lo sa che oggi al trasporto su gomme si preferisce e si raccomanda quello più sostenibile a mezzo container?
A che serve il ponte?
Avete mai sentito un siciliano commosso (sempre) alla vista della Madonnina dorata del porto di Messina, un turista che ricorda Scilla e Cariddi seguendo la strana rotta del traghetto per evitare le correnti e fotografa il fumo dell’Etna che si staglia all’orizzonte, …li avete mai sentiti auspicare un ponte?
In Sicilia c’è bisogno urgente di strade, ferrovie, servizi pubblici, infrastrutture vere.
Non di un ponte tra l’Europa e l’Africa.
Tratto da: L’Antidiplomatico
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