Alle prime luci dell’alba circa ottanta militari della Guardia di Finanza di Pavia, con la collaborazione del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico), hanno eseguito su ordinanza del g.i.p di Milano quindici arresti, nelle aree provinciali di Pavia, Monza Brianza e Roma, nei confronti di sette italiani e otto peruviani (11 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) nell’ambito dell’operazione “Mixus” coordinata dalla Procura di Milano. Al momento, cinque persone tra quelle colpite dall’ordinanza di custodia cautelare avrebbero lasciato il territorio nazionale e stanno per essere rintracciate. Durante l’intervento i finanzieri avevano inoltre scoperto (e arrestato in flagranza di reato) un componente italiano del gruppo criminale, il quale per favorire gli spostamenti utilizzava un’ambulanza che guidava come volontario per conto di una ONLUS estranea ai fatti. Oltretutto è anche emerso che alcuni degli arrestati avevano richiesto e percepito anche negli ultimi mesi il reddito di cittadinanza.
L’indagine del nucleo di polizia economico-finanziaria di Pavia e dello Scico scaturita poi nell’operazione è durata circa due anni e ha portato al sequestro di oltre 50 chili di cocaina.
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“La droga – si legge nel comunicato della Guardia di Finanza di Pavia – era infatti destinata anche a soggetti del clan di ‘Ndrangheta Molluso, particolarmente attivo nel settore dello spaccio di sostanze stupefacenti”. Durante l’attività investigativa, i finanzieri pavesi, “monitorando tutte le fasi di importazione del narcotico, anche col supporto dei Reparti del Corpo in particolare presso gli scali aeroportuali milanesi” hanno sequestrato e bloccato “i carichi di ‘polvere bianca’ destinati alle piazze italiane che, una volta venduta sulle varie piazze di spaccio avrebbe garantito alle cosche un profitto di circa 5 milioni di euro”. Inoltre i narcotrafficanti, per sfuggire ai controlli doganali e alla particolare abilità a fiutare lo stupefacente dei cani antidroga della Guardia di Finanza, hanno occultato “la cocaina attraverso dei procedimenti chimici nelle copertine di libri e riviste” oppure “nei rivestimenti delle valigie al seguito dei corrieri per poi essere chimicamente estratta e raffinata in laboratori clandestini”. Uno di questi laboratori è stato scoperto dai finanzieri nel luglio 2019, nascosto all’interno di una anonima officina nell’hinterland milanese.
La ‘rotta’ della polvere bianca è stata infine ricostruita dagli investigatori, i quali sono riusciti a tracciare un percorso che partendo dal Perù, transitava per la Spagna per poi giungere in Italia dove lo stupefacente veniva consegnato ai clan di ‘Ndrangheta attraverso alcuni emissari, tra cui gli arrestati.
Tratto da: Antimafiaduemila
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