La sera del 22 febbraio, un nuovo lotto di razzi ha colpito l’area dell’ambasciata americana nella capitale irachena, Baghdad. Non ci sono stati rapporti immediati sulle vittime. Tuttavia, le foto dal suolo mostrano i danni causati dall’attacco.
Negli ultimi mesi, attacchi missilistici regolari contro l’ambasciata americana e altri obiettivi affiliati agli Stati Uniti in tutto l’Iraq sono diventati quasi quotidiani.
Gli attacchi coincidono con l’annuncio della NATO di incrementare la presenza dei militari della NATO nel paese da 400 unità a 4.000, “con la finalità di addestrare ed assistere le forze irachene nella lotta contro l’ISIS”, recita il comunicato della NATO.
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In realtà questa mobilitazione della NATO in Iraq avviene dietro richiesta di Washington che vuole mascherare la sua volontà di incrementare il controllo militare sul paese per contrastare la contiguità con l’Iran e la presenza delle truppe sciite (Milizie di Mobilitazione Popolare) il cui vice comandante è stato assassinato dagli americani nel gennaio dell’anno scorso, presso l’aeroporto di Baghdad, mentre si trovava assieme al generale Soleimani.
A seguito di quell’episodio il Parlamento iracheno e il governo iracheno chiesero il ritiro delle truppe di occupazione USA. Washington non ha dato seguito alla richiesta e nelle ultime settimane si sono incrementati gli attacchi contro i convogli delle forze USA in una chiara strategia di guerriglia.
Fonte: South Front, Controinformazione.info
Traduzione e nota: Luciano Lago
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